OpenSource: Italia come sempre fanalino di coda

Probabilmente quanto sto per dirvi è condizionato dal mio modo di pensare e vedere le cose: occupandomi di OpenSource (sia passivamente che attivamente come programmatore su diversi progetti) non posso che difendere questo modo di produrre software.

Prima di tutto c'è da fare un po' di chiarezza su cosa viene considerato OpenSource. La credenza popolare è che un applicativo OpenSource è qualcosa di gratuito e, per questo motivo, non possa competere con programmi concorrenti che vengono pagati milioni di euro (per fare le stesse cose).
Non metto in dubbio che parte di questa visione sia corretta (i programmi OpenSource, rilasciati sotto qualsiasi tipo di licenza previsto, sono gratuiti), ma per il resto non posso che restare inorridito ogni volta che sento pronunciare le suddette parole.
I proprietari, gli amministratori delegati, i project manager, o qualsiasi altra figura che debba prendere decisioni nell'ambito dell'IT, si sente molto meglio se può andare a dire in giro che per il loro server di posta, per esempio, spende ogni anno un cetomila euro (nella migliore delle ipotesi).
Io fossi in loro mi sentirei male sapendo che sto buttando così tanti soldi per un solo server di posta, ma come ho premesso all'inizio io in questo caso conto poco, perchè di parte.

L'OpenSource è innanzitutto comunità: i programmi vengono sviluppati da centinua di developers, che molto spesso contribuiscono per passione nel loro tempo libero, ma comunque supervisionati da una serie di responsabili di progetto. Quindi, quando le persone che ci lavorano sono centinaia o migliaia (a seconda del progetto preso in considerazione) dislocate negli angoli più remoti della terra (quindi su un diverso fuso orario), quanto pensate ci possa volere a risolvere un problema che la “tal società” possa riscontrare durante l'uso del software? E quanto invece può metterci la società che pagate centinaia di milioni?
Non possiamo dire, per esempio, che un database MySQL (opensource) sia sempre meglio di un database Oracle (closed source), anzi in alcuni casi MySQL proprio non riesce a raggiungere le presetazioni offerte da Oracle. Quello che è sicuro è che per il 90% degli utilizzatori attuali di Oracle basterebbe un'istanza di MySQL per fare le stesse identiche cose senza metter mano al portafogli.

Nel panorama aziendale italiano c'è molta diffidenza verso qualsiasi cosa che sia OpenSource. Il problema è che il tutto è viziato da una classe dirigente ormai un po' in la con gli anni: tutti si affidano ancora alle società che da anni (da quando tal dirigente ha cominciato la sua attività lavorativa) sono leader nell'IT proponendo i prodotti più disparati. Ma non sono comunque convinto, considerando anche le comunicazioni che riesco a cogliore ogni tanto passando nella metropolitana di Milano, che andando a svecchiare la fascia dei Decision Maker delle aziende si possano fare passi avanti in questo senso: anche molti giovani hanno la stessa idea.

Bisogna solo convincere e convincersi che pagare milioni di euro può non essere la soluzione migliore per le proprie esigenze. Un programma OpenSource permette di essere provato senza impegni andando (eventulamente) a pagare il solo supporto che garantisce di avere una persona da poter chiamare in caso di problemi.

Fortunatamente non tutti la pensano allo stesso modo... i programmatori che dedicano il loro tempo libero partecipando a qualche progetto OpenSource, sicuramente trovarenno le lore lines-of-code installate da qualche parte nel mondo. E' comunque una soddisfazione (minima)... ma possiamo fare di meglio!!